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19nov

In Italia record negativo per la natalità: solo 379.000 nuovi nati

I recenti dati Istat mostrano una situazione a dir poco preoccupante nel nostro Paese con meno di 400 mila bambini nati nel 2023: il calo delle nascite continua anno dopo anno e l’Italia è fanalino di coda, dopo la Spagna, rispetto a tutti gli altri Paesi europei.

Il numero medio di figli per donna scende a 1,20 rispetto alla media UE di 1,46. La Sardegna è la regione d’Europa con il numero medio più basso: 0,91 figli per donna, mentre il Trentino Alto Adige detiene il primato della fecondità più alta: 1,42 figli.

L’Italia vince anche il primo posto per l’età più alta in cui le donne diventano mamme: 31,6 anni contro la media UE di 29,7 anni. E quasi il 10% dei primi nati ha una mamma sopra i 40 anni. Ci si chiede: libera scelta o necessità?

Poiché diminuiscono i decessi e aumenta l’aspettativa di vita che supera gli 83 anni, è stato calcolato che nel 2050 in Italia ci sarà un ragazzo ogni 3 anziani.

«È come un terremoto di cui non si vedono le crepe, ma che farà crollare tutto e renderà il nostro Paese più povero», commenta in un articolo del Corriere Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità e organizzatore degli Stati generali della Natalità a Roma. De Palo propone di istituire subito un’Agenzia per la Natalità in grado di pianificare nuove azioni e studiare una riforma seria ed efficace per far ripartire le nascite.

Quali sono le ricette per favorire la natalità e invertire il trend in calo?

Bisogna colmare il cosiddetto “fertility gap” ovvero la discrepanza tra il desiderio di avere un certo numero di figli e la concretizzazione dell’esperienza genitoriale.

Diventa essenziale sostenere le aspirazioni alla genitorialità con un welfare che favorisca la libera scelta di avere un figlio, senza preoccuparsi delle condizioni economiche. Secondo Save the Children la nascita di un bambino rappresenta oggi nel nostro Paese uno dei principali fattori di impoverimento.

Intanto, ispirandosi agli altri Paesi, si parla di incrementare i sussidi e gli aiuti per la fecondazione. Si pensi che la spesa del PIL per la famiglia in Italia si attesta all’1,4%, contro l’1,9 della media Ue, il 2,2 della Francia, il 2,9 della Finlandia.

Tra le misure adottate e già in vigore citiamo:

  • l’assegno unico universale per ogni figlio (Family Act);
  • aumento di un mese del congedo parentale retribuito all’80% per i neogenitori fino a 6 anni del bambino.
  • azzeramento dei contributi per le lavoratrici madri ma solo dai 3 figli in su;
  • bonus nido

Si tratta prevalentemente misure una tantum e limitate. Per cui ancora molto resta da fare. Si pensi che gli asili nido pubblici riescono ad ospitare solo il 28% dei bambini nella fascia 0-3, con punte del 16,2% nel Mezzogiorno. Non ci si deve quindi stupire se dopo il parto una donna su 5 lascia il lavoro.

Anche la situazione in Europa registra globalmente un calo della natalità ma i tassi di fertilità resistono, soprattutto in Francia e in Germania, rispettivamente con 1,79 e 1,46 figli per donna. In Francia esistono da sempre politiche mirate che sostengono i neogenitori con importanti aiuti economici, agevolazioni fiscali, asili nido, scuola a tempo pieno e part time nei primi anni di vita. E il nuovo piano straordinario prevede anche congedi retribuiti, check up gratuiti della fertilità e aiuti per la fecondazione. In Finlandia si segnala la riforma del congedo parentale che si allunga e si può trasferire da un genitore all’altro, garantendo un modello familiare più paritario. E in Ungheria si arriva all’esenzione fiscale a vita per le donne con più di 4 figli.

Fonte: https://www.corriere.it/economia/finanza/24_maggio_10/nascite-italia-record-negativo-fbbe587e-1261-4fdd-a335-0e0f9f187xlk.shtml